Da cinque stagioni, cioè dal 2021 anno in cui la società di via Gioberti è passata alla gestione della famiglia Canonico è stata una “escalation” di FALLIMENTI sportivi sotto tutti gli aspetti e sotto ogni punto di vista. La mancanza di empatia e di rapporto con la piazza di Foggia si è manifestata già dai primi giorni dall’arrivo dell’imprenditore di Palo de Colle, la prima conferenza stampa fatta in compagnia della sua socia la Dott.ssa Maria Assunta Pintus faceva già trasparire il “modus operanti” di quello che sarebbe accaduto durante quella prima stagione alla giuda del sodalizio rossonero. Aver chiamato Peppino Pavone per il ruolo di direttore sportivo permise a Nicola Canonico di ottenere la possibilità che Zdenèk Zeman tornasse a sedersi sulla panchina che lo vide protagonista ai tempi di Zemanlandia ma da subito le cose non andarono come previsto. Il primo scontro si ebbe per la scelta dei calciatori da acquistare al mercato estivo. Era stata stilata dal Ds e dal tecnico una lista di circa 70 profili di calciatori che potessero essere utili al modulo Zemaniano ma nessuno sembrava essere gradito dal presidente Canonico e quindi alla fine della fiera Peppino Pavone, dall’alto della sua esperienza, fu costretto a fare un matrimonio con i fichi secchi e un “budget” inferiore al milione di euro. Ma nonostante tutto furono presi calciatori da categorie inferiori e sconosciuti che con Zeman arrivarono alla soglia della semifinale play off e l’anno successivo la loro valutazione si incrementò del 30% in più come fecero rilevare i dati delle aziende che si occupano della valutazione dei calciatori. In quella stagione accadde anche che Nicola Canonico, fregandosene dei ruoli, tolse la fascia di capitano ad Alessio Curcio per un rigore sbagliato nella partita di Coppa Italia contro la Fidelis Andria, cercando di disarcionare e delegittimare la figura dell’allenatore Boemo e dello spogliatoio che lo avevano eletto a rappresentarli senza però riuscirci. In quella stagione ci fu anche l’esonero di Pavone che poi rientrò per la sommossa popolare dei tifosi e per l’atteggiamento di Zeman che si rifiutò di condurre un allenamento e decise di andarsene se Nicola Canonico non fosse tornato sulla sua decisione come poi avvenne. Inevitabilmente alla fine della stagione le strade di Zeman e Pavone con il Foggia si divisero e il Boemo lasciò un “siluro” inequivocabile alla piazza con una sua affermazione:
“A FOGGIA FINCHE’ CI SARA’ QUESTA PROPRIETA’ NON SI POTRA’ FARE CALCIO”.
Un’anatema che poi si è rilevato molto veritiero per fgi altri tre anni successivi con 128 calciatori che si sono alternati nella squadra rossonera, più di 15 allenatori e altrettanti direttori sportivi oltre ad un turbinio di dirigenti “scadenti” e privi di conoscenza del calcio e della managerialità i quali hanno occupato indegnamente le poltrone della società di via Gioberti.
Per non parlare dei tanti debiti accumulati dal club rossonero a partire dal contenzioso ancora aperto da giugno 2021 con la Dott.ssa Pintus che preclude, purtroppo, qualsiasi iniziativa di cessione delle quote societarie del Calcio Foggia 1920 anche se si vuole far credere ancora oggi che questo sia possibile.
Insomma una serie di FALLIMENTI sportivi che hanno avuto solo “un raggio di sole” quando dopo l’arrivo di Fabio Gallo che si dimise per la disperazione con la squadra al 4° posto in classifica e dopo averla presa al penultimo posto, fu affidata dopo un’ altro errore di Nicola Canonico che prese Mario Somma durato come una fumata di sigaretta, a Delio Rossi che in due mesi la portò fino alla finale play off contro il Lecco poi persa come tutti sappiamo ma che aveva riportato allo Zaccheria 20.000 tifosi impazziti e speranzosi che poteva essere l’anno per ritornare in serie B.
Parlavamo della mancanza del senso di appartenenza ed è proprio così. Basta ricordarsi che il Calcio Foggia 1920 negli anni della gestione di questa proprietà non ha nessuna patrimonializzazione. Non ha un centro sportivo di sua proprietà ed è costretta da sempre a bighellonare e ad elemosinare la possibilità di essere ospitata su altre strutture, mentre sarebbe bastato, in questi quattro anni trascorsi, ristrutturare e sistemare il Campo degli Ulivi, peraltro omologato per le gare dilettanti, per ottenere un Centro Sportivo di proprietà e all’altezza di una società come il Foggia. Infatti sarebbe bastato, a detta dei tecnici addetti ai lavori, una somma tra i 250 e i 300.000 euro, una quisquiglia rispetto a quello che la società del Foggia ha speso in questi anni per girare come un trottola a pagamento per altre strutture in città e anche per i campi della provincia. Lo testimonia il fatto che quest’anno la squadra è costretta ad allenarsi in un’altra regione, la BAT, precisamente a Trinitapoli con le problematiche logistiche che potete immaginare e che hanno fatto perdere la pazienza a Delio Rossi il quale è stato costretto ad una decisa presa di posizione comunicando, qualche settimana fa, al Tribunale di Bari e alla proprietà del Foggia le sue dimissioni se non si sarebbe trovata con sollecitudine la strada per uscire da questa e da altre situazioni.
Ma pensate che sia finita qui? Manco per sogno, perchè l’ex presidente Nicola Canonico è andato allo “scontro frontale” anche con il Comune di Foggia e con la Sindaca Maria Aida Episcopo con tutta la Giunta Comunale per la storia dell’impianto sportivo Rinaldi- Croci Nord arrivando a discuterne il Tribunale a Bari con il Prof. Chionna, lo stesso Nicola Canonico e l’Avv. La Forgia Allo stesso tempo il Comune di Foggia ha deciso di concedere all’Heraclea Candela l’utilizzo dello Zaccheria per le sue partite interne del campionato di serie D e come se non bastasse ha dato in concessine l’uso dllo stadio di viale Ofanto, con una regolare gara, all’unica offerta pervenuta per la gestione ordinaria e straordinaria dello Zaccheria alla società di Gennaro Casillo e Giuseppe De Vitto.
Non vogliamo dimenticare nemmeno la questione legata al marchio dei “satanelli” che sono di proprietà non del Calcio Foggia 1920 ma di un privato cittadino, Massimo Mozer, che lo ha acquistato all’asta per poco più di 20.000 euro e che per la sua magnanimità, essendo un grande tifoso del Foggia, lo ha concesso anno dopo anno alla società rossonera in comodato d’uso GRATUITO.
Come si può capire l’identità del Calcio Foggia 1920 NON esiste più da cinque anni al punto che determinate scelte “discutibili” della sua proprietà hanno portato ad una deriva autoritaria che non si era mai verificata nella nostra Città e con la nostra squadra di calcio. Vedere lo stadio Pino Zaccheria con al suo interno sugli spalti per le gare casalinghe dei rossoneri solo 1.264 spettatori è un vero INSULTO al blasone e alla storia ultracentenaria del Foggia.

E con qest’ ultima annotazione vogliamo chiudere ricordando a tutti che domani alle 20,30 la squadra di Delio Rossi sarà impegnata nella sua settima giornata di questo “ennesimo” campionato di serie C a Picerno.
E CHE DIO CE LA MANDI BUONA.
