Tutti i cattolici ricorderanno sicuramente questa frase storica che Giovanni Paolo II consegnò al mondo intero nel momento in cui si insediò sulla cattedra di Pietro. Fu esattamente la prima omelia del Papa Polacco.
Oggi pomeriggio i calciatori del Foggia dovranno, molto umilmente, fare tesoro di questa frase e anche se mischiare il sacro con il profano non è la cosa migliore, il Foggia a qualcosa di divino dovrà pure aggrapparsi dopo aver messo in preventivo il fatto di sfoderare una prestazione maiuscola. Alle 16,45 di oggi sapremo se al termine di un campionato “devastante” sotto tutti i punti di vista, i satanelli riusciranno di mantenere la categoria professionistica.
I problemi? Ce ne sono stati una quantità industriale. Cominciamo dalla squadra creata in estate con un gruppo di “figurine” messe su un’album che mai sarebbero approdati in una piazza come Foggia se ci fosse stato un direttore sportivo che sapeva fare il suo lavoro e un ex patron che in quattro anni si è dimostrata un autentico “fallimento”, perchè questa è la realtà che purtroppo è sotto gli occhi di tutti. Per non parlare di tutte le promesse e i proclami sbandierati ai quattro venti dall’ex patron e suo figlio, come per esempio l’utilizzo dell’ impianto dell’Amendola, lo Store aperto e chiuso con la velocità della luce e per finire al famoso tabellone luminoso che è rimasto nel mondo dei sogni.
Tutte panzane e frottole inventate dalla famiglia Canonico per fare cassa, per ottenere per un’altra stagione gli abbonamenti , i biglietti e le sponsorizzazioni.
Vogliamo parlare delle tante ingerenze che la proprietà nei tre anni precedenti a questa quarta stagione ha effettuato senza pensare alle conseguenze che una cattiva gestione societaria? Sapevamo che prima o poi questa situazione avrebbe presentato il conto e avrebbe portato il Foggia ad un passo dal baratro in cui si è trovato in questa stagione toccando il fondo e disputando sicuramente il torneo più brutto e incolore della storia del Calcio Foggia 1920.
Pensate che l’unica squadra tra tutte quelle che partecipano ai campionati professionistici, dalla serie A alla serie C , il Foggia, ha avuto l’infelice idea di indebolirsi e non di migliorarsi nel mercato di gennaio scegliendo da parte dell’ex presidente rossonero una linea catastrofica e dilettantistica che ha portato solo a ridurre il monte ingaggi dei contratti onerosi ai calciatori che sono andati via a gennaio. Ma come se nulla fosse successo, come al solito, l’ex presidente ha sempre dato la colpa ad altri e mai alla sua incapacità dimostrata in tantissime occasioni.
Eppure la proprietà rossonera in queste quattro stagioni ha avuto l’oro tra le mani in tre occasioni. L’oro che solo per la sua inefficienza e dabbenaggine ha scambiato per “bigiotteria” NON riuscendo a valorizzare per esempio il fatto di essersi incrociato con Zeman e Pavone il primo anno, Lauriola e Gallo prima e Delio Rossi dopo , nel secondo anno. Da quel momento, purtroppo, è stata una continua discesa verticale che ha portato alla situazione che oggi il Foggia sta vivendo.
Dal giugno 2021, mese in cui l’imprenditore di Palo del Colle si insediò al vertice del Calcio Foggia 1920, nella società di via Gioberti e soprattutto nella squadra rossonera sono transitati, udite udite, 126 giocatori di cui un buon 80% NON da Foggia,18 allenatori, di cui solo 4 all’altezza della nostra panchina, 8 direttori sportivi di cui solo 3 con competenze e idee chiare e una marea, 15 in tutto, di dirigenti e amministratori tutti “indegni”, compreso l’ex presidente e il “cantastorie” suo figlio, di stare seduti dietro la scrivania della società rossonera. Praticamente il ” circo di Moira Orfei”.
Il risultato ottenuto? Tanta confusione, nessun programma e progetto portato a termine così come nessun risultato e obiettivo raggiunto. Certo ci direte che il Foggia ha fatto una finale play off raggiunta e persa, solo grazie a Fabio Gallo e Delio Rossi due stagioni fa ma bisogna anhe ricordare che in quella occasione, nella prima partita contro il Potenza, all’87° il Foggia era ormai eliminato e fuori dai giochi, salvo qualificarsi per il rotto della cuffia grazie ad un errore del portiere avversario e al tocco magico di Di Noia.
Ma l’errore più marchiano da sottolineare con la “matita blu” che ha pesato sull’organizzazione della società è stata l’ irresponsabilità e l’incapacità da parte dell’ex patron di non aver saputo creare empatia con una piazza come Foggia, con l’ultima scena teatrale che si è avuta il 31 marzo scorso quando con la convinzione di essersi già salvato l’imprenditore di Palo del Colle, nonostante l’epurazione di alcuni calciatori molto costosi che non avevano dato sul campo quel qualcosa in più come ci si aspettava da loro, , il taglio dei loro contratti e l’abbassamento del monte ingaggi, ecco l’ultimo schow dell’ex presidente che comunicò le sue dimissioni e quelle di suo figlio dal CdA, facendosi sostituire da Michele Bitetto come Amministratore Unico. Allo stesso tempo, però, tra minacce e ricatti sportivi ci disse che non avrebbe più messo un euro per la società rossonera e per la squadra, lasciandola in balia del proprio destino che alla fine ci ha portato a disputare questo play out rischiosissimo dal quale Antonio Gentile e la squadra oggi pomeriggio avranno la possibilità di portare a termine un’impresa su cui prima della partita d’andata a Messina, pochi credevano potesse portare a qualcosa di positivo.
Alle 15,00 oggi allo Zaccheria ci sarà la sentenza definitiva su questo campionato e ci permettiamo di fare un’appello al gruppo squadra e allo staff tecnico.
NON ABBIATE PAURA
Concentriamoci solo sul terreno di gioco per salvare la categoria …. Il resto verrà dopo.

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