Dare un giudizio oggi, dopo solo tre partite di campionato ma soprattutto dopo una sconfitta “roboante” nel risultato e “brutta nella prestazione” come quella di lunedi’ nel derby contro il Monopoli, non sarebbe giusto nei riguardi della squadra rossonera, ma anche nei riguardi della societa’, del direttore sportivo e dell’allenatore che l’ hanno allestita e costruita per cercare di disputare un campionato di vertice e da protagonista. Certamente dopo queste prime tre partite possiamo e dobbiamo valutare alcuni aspetti. Uno per esempio riguarda una rosa quasi completamente rinnovata rispetto allo scorso campionato, con almeno otto/undicesimi nuovi calciatori. Questo porta inevitabilmente ad aspettare che si incastrino alcuni pezzi di un puzzle come la forma fisico-atletica, gli schemi di gioco e gli equilibri che sono fondamentali per ottenere risultati convincenti e duraturi nel tempo.
Un’altro fattore che non permette al Foggia di poter “decollare” sotto tutti e tre gli aspetti che vi abbiamo descritto e che tutto l’ambiente rossonero si aspettava e si aspetta, sono sicuramente gli infortuni che hanno contribuito a ridurre le aspettative del tecnico Massimo Brambilla. Non trascuriamo nemmeno l’arrivo al Foggia di calciatori che per molto tempo non giocavano nelle loro squadre di appartenenza oppure come Da Riva, Mazzocco e Murano che non hanno nemmeno svolto il ritiro e la preparazione pre campionato.
Tutto sommato la classifica dice che i rossoneri hanno quattro punti che potevano essere sei senza il “suicidio” finale contro il Trapani, quattro punti che non sono male ma quello che salta agli occhi di negativo in queste prime tre partite sono i sei gol subiti. Può essere un campanello d’allarme ma onestamente parte di questi gol, se pur alcuni molto strani, difficilmente potranno ripetersi con una certa continuita’ durante l’intero campionato.
Un’altra cosa che ha colpito chi come noi segue e scrive del Foggia da diversi lustri e cerca di farlo con obiettivita’ e con giudizi anche se a volte con critica costruttiva, non puo’ non soffermarsi sulla seconda parte del mercato rossonero che ha avuto un ” buco” che e’ durato colpevolmente per parecchi giorni e proprio nel momento in cui a Massimo Brambilla serviva avere l’attenzione del maggior azionista e del direttore sportivo, per portare a Foggia quei giocatori della linea mediana di centrocampo dei quali la squadra aveva un assoluto bisogno.
Con la cessione di giocatori come Di Noia, Schenetti e soprattutto Odjer , quel reparto era privo di sostituti di qualita’ che erano imprescindibili per lo schema del 4-2-3-1 adottato dal tecnico di Vimercate. Si e’ perso troppo tempo, anche se sappiamo che il calcio mercato e’ difficile e complicato, sicuramente però avere alcuni calciatori a campionato iniziato e arrivati all’ultimo momento, non ha giovato ne al gioco e neanche ai risultati.
Un’errore di valutazione secondo noi grave, perche’ se la concentrazione del mercato e’ stata massima sul reparto difensivo che aveva in Marzupio e Carillo defezioni importanti, per poi rivolgere tutta l’attenzione verso i trequartisti e alla ricerca del bomber, il risultato non poteva essere diverso.
Infatti tralasciando il centrocampo e la linea mediana, che e’ fondamentale per uno schema come quello che Massimo Brambilla voleva attuare e che e’ il suo mantra da quando fa l’allenatore, si e’ creato un vuoto che appena ci sono stati tre infortunati tutti in una sola partita, ecco compiuto il “patatrac”. Ma si era gia’ avuto un piccolo allarme gia’ nella gara amichevole contro il Cosenza e nel primo turno di coppa Italia.
In questo momento, alla luce più che del risultato, quello che deve far riflettere e’ la prestazione nella partita contro il Monopoli. Adesso e’ necessario che la squadra del Foggia con tutto il suo staff e la societa’, riesca a saltare l’ostacolo più importante, cioe’ entrare in paura alla vigilia di due trasferte determinanti per la classifica ma anche per il gioco.
La migliore medicina? Rimboccarsi tutti le maniche e fare gruppo ancora di più di come lo stia facendo ora, gettare il cuore oltre l’ostacolo e affrontare le partite una per volta con la determinazione giusta e la forte consapevolezza che nel calcio ci sono i periodi e le situazioni in cui le cose girano male ma poi arriva un “nuovo giorno” e tutto si rimette nella giusta direzione, Il Calcio Foggia 1920 questo lo sa bene perche’ i suoi 104 anni di storia e il suo blasone gli avranno sicuramente insegnato qualcosa.